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Ripensare il rapporto di Descartes e Nietzsche non vuol dire soltanto istituire una continuità tra due pensatori canonicamente contrapposti; vuol dire soprattutto far emergere lo "Stesso" cui entrambi appartengono. L'interpretazione heideggeriana è in questo senso fondamentale ma rischia di ridurre nei limiti della metafisica della soggettività lo scarto differenziale rappresentato, all'inizio del Moderno, da Descartes e, alla fine dello stesso, da Nietzsche. Questo libro tenta di riscrivere una storia dell'io, individuando nella decostruzione nietzschiana una potenziale ridefinizione in senso morfologico dell'ego cartesiano: il prender-forma del sentimus che precede ogni videre. La dinamica speculare inscritta nella visione conoscitiva (intuitus) diviene perciò stesso il terreno attraverso cui la vita, tramite l'ego, arriva a dire io.