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L'approccio ad Archimede presentato in quest'opera non nasce da intenti retorico-celebrativi, né da intenti puramente filologici, né tanto meno da intenti di esaltazione localistica. L'autore, non convinto da questi approcci, ha trovato in Diogene Laerzio (II-III, sec. d.C.) una felice indicazione storiografica, di matrice sostanzialmente epistemologica, ovvero di "scuola italica" attorno a cui ha organizzato il suo lavoro di ricerca. In questo non poteva non incontrare Archimede, per cui andava ripensato e letto quando possibile direttamente e magari tradotto, legando il suo concetto di "tradizione di pensiero" con quanto indicato da Laerzio con il concetto di "scuola italica".