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Il presente testo, nel suo possibile intreccio tra narrativa e storiografia, vuole ricostruire il punto di vista dell'infanzia a Roma, in un arco temporale che va dal Fascismo alla nascita della Città dei bambini, nel 2001. Veniamo a sapere di scuola, famiglia, politica, stili di vita, condizione economica, storia locale e universale, periferia, lavoro e povertà, gioco e tempo libero, sogni e aspirazioni. Le bambine e i bambini romani lo raccontano, giocando con i grandi modelli letterari, quali l'inchiesta giornalistica, la recensione, la corrispondenza epistolare, i dialoghi filosofici, l'autobiografia, i verbali, la testimonianza orale, la conversazione tra pari e con gli adulti. Ne vien fuori un originale almanacco bambino che apre orizzonti pedagogici e antipedagogici nuovi e poco praticati, ma sempre auspicati e promossi nel corso del tempo da quelle bambine e bambini "grandi" come Gianni Rodari, Dina Rinaldi, Mario Lodi, Cesare Zavattini, e molti altri e altre ancora.