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L'ipotesi cautamente emersa nelle precedenti pubblicazioni dell'autrice è diventata ora allarmante realtà; la volontaria reclusione definita hikikomori, oltrepassando ogni distanza geografica e culturale, è infatti presente anche in Italia. Carla Ricci ce ne svela i tanti aspetti e la complessità, ponendosi come caposcuola di una indagine fuori dai confini nipponici, tramite una innovativa analisi comparativa con il fenomeno giapponese da cui emergono inquietanti affinità. L'evidenza sottolineata dall'autrice è che hikikomori, anche in Italia, non può essere considerato l'esito di problemi personali ma il risultato di molte concause determinate anche da un modo di procedere incauto e confuso che appartiene agli uomini contemporanei e che inevitabilmente influenza bambini e adolescenti. Alla parola hikikomori occorre quindi abituarsi, prepararsi, conoscerne le circostanze ed occorre saper accettare il fatto che nessuna famiglia - potenzialmente in nessun luogo del mondo - può definirsene immune proprio perché la volontaria reclusione ha una profonda relazione con lo smarrimento psichico che, ancor prima del giovane, appartiene alla sua famiglia.