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Il testo letterario, soprattutto nella scrittura delle donne, presenta già nel suo momento produttivo, prima che nella fruizione del lettore, un intimo legame con un particolare tipo di piacere, generativo e non conformativo dell'esistente, modulato tra "desiderio" e "nulla". L'idea platonica del non-essere come alterità dell'essere [Sof., 242 d], nella pratica femminile tra poiesis e aisthesis, si traduce infatti come desiderio dell'assenza quale affrancamento ornamentale dalla nozione di alterità intesa come nulla, o negazione, dell'essere determinato. L'assenza del femminile dalla storia ha infatti capovolto la differenza in una delle declinazioni della 'distinzione' estetica: l'impossibilità di una piena fruizione entro la ricettività dell'immaginario collettivo esalterebbe la fruizione quale esperienza generativa di un nuovo ordine, o kosmos, entro il criterio del 'difforme'.