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Le Stanze nella "Favola d'Adone" di Ludovico Dolce (1545), Giovanni Tarcagnota (1550) e Girolamo Parabosco (1553) permettono di analizzare contatti, scelte e formule narrative e linguistiche utilizzate da W. Shakespeare nel proprio "Venus and Adonis" (1593), e da G. B. Marino nel proprio "Adone" (1623), il quale molto deve alla scrittura poetica e alle figurazioni progettate proprio da Tarcagnota e Parabosco. Nei tre poemi, infatti, alcuni aspetti descrittivi, scenici e genericamente narratologici, sono raccontati all'interno di codici linguistici prettamente ariosteschi e finalizzati alla costruzione, da un lato, di una figura adonia già marinista, e dall'altro della stessa dea, ormai solo donna e non più dea. Una figura femminile così descritta si ritrova tanto nei dipinti di Tiziano, al quale risale il comune ambiente letterario di riferimento (la casa veneziana di Domenico Venier), quanto, più tardi, nelle figure femminili dipinte da Scipione Pulzone da Gaeta.