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L'"Attesa sospesa" non fa attendere nulla e non si presta al gioco di aspettare qualcosa che si sa che non verrà, che non si aprirà allo sguardo e che sparirà: qualcosa è vicino e sfugge, è lontano e si avvicina, si fa avanti e non si fa prendere. Quale attesa può permettere di incontrare se stessi nei luoghi della mente che percorrono la coscienza senza offrire alcun appiglio? C'è forse qualcosa cui aggrapparsi per non sperdersi nei pensieri che si formano e scendono senza farsi riconoscere? Le parole sanno descrivere l'attesa, portarla in superficie e sottrarla all'inevitabile penombra? Le parole possono solo alludere a ciò che si attende, non lo precisano ma lo portano all'evidenza nel segno che si scrive, si guarda e si ascolta. I segni dell'attesa sospesa sono anch'essi sospesi dal loro significato immediato e diventano sintomi autografi che indicano stati e passaggi, condizioni, tensioni ed allusioni mentali.