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Nella società tardocapitalistica, in cui i mass media operano una manipolazione sistematica non solo della coscienza, ma anche delle stesse facoltà sensibili degli uomini, l'arte è chiamata da Adorno a educare alla coscienza critica, ossia a educare la coscienza a resistere a siffatta, onnipervasiva, pressione omologante, scopo che però può essere realizzato solo se prima di tutto viene attuata una rieducazione delle facoltà sensibili umane. Risultano in tal senso fondamentali, da una parte, la teoria adorniana dell'ascolto strutturale della musica, e dall'altra la tesi secondo cui la creazione artistica è frutto di una perfetta compenetrazione di sensibilità e intelletto, di fantasia e razionalità. La conclusione del libro è che sulla base di queste due teorie si possa fondare un concetto adorniano di "educazione estetica", che presenta molte analogie, ma anche notevoli differenze, rispetto al classico modello schilleriano.