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In questo libro viene messa in atto una sorta di catabasi letteraria, cioè una discesa agli Inferi, là dove la corrente dell'esistenza ha depositato personaggi pieni di umanità, colti nel gesto ultimo delle loro vite. A una prima lettura le figure che popolano i vari racconti suscitano il sorriso; in realtà la maschera che essi indossano, indugiando ai margini per un ultimo bagliore, trova la propria ragione in un umorismo pirandelliano: puri di cuore non appaiono adeguati alla vita cui la società li ha chiamati. La scrittura di Paolo Lo Conti si ammanta di impegno civile, perché si concentra totalmente sui diseredati cui dà un'ultima voce; tuttavia diventa anche religiosa quando la "discarica", allegoricamente, assume le sembianze dell'evangelica "cruna dell'ago". La galleria dei personaggi inetti che emergono dalle varie pagine diventa denuncia eroica e sociale di una vita inadeguata e incapace di accogliere la loro umanità.