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"Il principio di simulazione ha avuto ragione del principio di realtà". Se si volesse riassumere lo spirito che anima le poche pagine di questo libro per certi versi "impertinente" (o "importuno" o "sorprendente", stando alla formulazione heideggeriana del "fuori uso"), si potrebbe ricorrere (o ipotecarla in modo volutamente "arbitrario") a questa perentoria frase di Baudrillard. E in effetti il côté simulatorio da "opera da tre soldi" pseudoscientifica, "surrogato filosofico" o finta Geistwissenschaft ultramoderna, è quello tipico del regno delle apparenze, del simulacro, dell'idolo decaduto e, unitamente a essi, quello dell'impegno nei confronti di una cultura "minore" che esige con fermezza il restare tale. Proprio nella consonanza ideale (e non solo) con gli approcci "tardocontemporanei" della filosofia e della critica estetica "continentali" può essere rintracciato l'ubi consistam dei quattro piccoli saggi contenuti in questo libro che, come scrive l'autore, "intende rigorosamente mancare il suo bersaglio, come un tiro in bianco su di un foglio mai scritto, en blanc".