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Il volume è un tentativo di analizzare il rapporto difficile e contraddittorio che intercorre tra cinema (o perlomeno tra l'idea occidentale di cinema) e buddhismo. Attraverso l'analisi delle opere di tre dei maggiori autori cinematografici viventi che hanno affrontato, da occidentali, il tema del buddhismo, Scorsese, Herzog e Bertolucci (i film presi in considerazione sono, ovviamente, "Kundun", "Piccolo Buddha" e "Kalachakra", cui si aggiunge anche "Sette anni in Tibet" di Annaud), l'autore costruisce un complesso affresco di interrelazioni, di rimandi, di incastri tra la filosofia buddhista e il materialismo capitalista del mondo occidentale. "L'analisi filmica quindi", per usare le parole dell'introduzione di Giovanni Spagnoletti, "si riprende la libertà e la fantasia interpretativa che le compete, proponendo degli scenari altri rispetto a quanto di consueto si legge nei lavori di esegesi cinefila".