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È la notte del 16 giugno del 1816 a Villa Diodati, sul lago Lemano a Ginevra, quando Mary Shelley concepisce il racconto che segnerà una svolta radicale nella tradizione del romanzo gotico o del terrore. Le circostanze in cui tutto ciò accade sono a dir poco eccezionali. Il 10 aprile dell'anno prima in Indonesia il vulcano Tambora si è reso protagonista di una delle più catastrofiche eruzioni che l'umanità ricordi. Le stagioni sono sconvolte ovunque nel mondo. In Svizzera il freddo è glaciale, la pioggia incessante. L'allegra brigata rifugiatasi in Villa Diodati si annoia, e l'ospite, Byron, in una sera più tempestosa di altre, cerca di rallegrarla con un'idea brillante: perché non inventare storie di fantasmi? Racconti da brivido? Sono in quattro, Byron, Percy Shelley, Mary e il medico John Polidori. A portare a termine l'impresa sono, però, soltanto Polidori, che scriverà "Il Vampiro", e Mary che scriverà "Frankenstein, o il moderno Prometeo". È noto come le conversazioni "filosofiche" condotte in quei giorni sugli esperimenti di Darwin, e sulla teoria di Galvani sull'elettricità intrinseca al corpo animale, abbiano avuto, per Mary, un peso non indifferente nell'invenzione e nell'elaborazione del racconto. "Frankenstein", tuttavia, si svela subito come un'opera originalissima sull'antico sogno della creazione della vita da parte dell'uomo, una storia in cui l'orrore non è soltanto legato al fatale sviluppo tecnologico della civiltà, ma è profondamente morale e religioso. Dopo vari tentativi di pubblicazione, l'1 gennaio 1818 l'opera appare in sole 500 copie presso una piccola casa editrice, la Lackington. Le vendite sono quasi nulle e il romanzo, con la sua vicenda di uno scienziato pazzo che crea la vita e il racconto di una relazione tra cugini, anziché destare apprezzamento, suscita uno scandalo tale che, nel 1831, Mary Shelley decide di dare alle stampe un'edizione emendata, con dei tratti particolarmente neri e distopici. Versione che è stata negli anni a venire quella di riferimento per i lettori di tutto il mondo. Con il presente volume viene riproposta l'edizione integrale e non censurata del 1818, in cui i lettori possono imbattersi nell'opera di una ragazza giovanissima che, con l'irruenza e l'assoluto candore della giovinezza, dà inizio a qualcosa di assolutamente nuovo, una favola fantascientifica che diventerà nel Novecento un genere letterario di grande rispetto e che, come scrive Nadia Fusini nell'introduzione, suscita tuttora l'orrore della «scoperta che "la cosa di tenebra" è dentro di noi».