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È sempre discutibile provare a descrivere il luogo di un incontro, catturato nella reggia del pensiero. Forse, a generare la sete di tutte le storie, contribuisce proprio l'infinitesimale serie di vite che si trovano, suggellando la stagione di un corso. In un posto qualunque, sconfinato nell'atrio di un tempo prestabilito per ogni uomo, si ascoltano, si evidenziano, si colorano attimi e si prova a dipingere un quadro costruito con i fatti, con l'apporto della fantasia e con la razione di proprie immagini. Ed è per questo che il momento si avvolge di quiete, si estirpa, si compiace. Geme in assoluto riposo per poi esplodere in un vortice di preghiere e di condizionamenti. Il poema dell'uomo è la consuetudine della propria storia, ravvivata dall'innalzamento del personale stato di reflusso. L'impianto di una pagina ci avvolge e siamo noi stessi l'indice e l'inizio, i capitoli e l'imbarco solenne. In ogni riga si discute, ci si anima e così si procede.