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A Roma la stagione più bella è l'autunno. Davanti alla panchina apparve un uomo vestito in calzoni stretti e chiari e in camicia bianca; rallentò per un attimo e gettò qualcosa tra i cespugli. La vidi soltanto per un momento, era un oggetto nero, poteva essere una scatola piatta o una valigetta. Nel momento del lancio l'uomo si voltò un pò, seguì la valigetta con lo sguardo, come se volesse tener presente dov'era caduta tra le verghe. In quel momento mi vide. Il suo viso magro, bagnato dal sudore, si sfigurò in una smorfia delusa e adirata. Ritardò il suo passo di nuovo ma non si fermò, nella sua mano protesa scintillò una piccola pistola che mi parve un giocattolo, ma inaspettatamente detonò così forte che mi sembrò quasi umoristico rispetto alle sue misure. Poi sentii un tintinnio lieve e sordo alle mie spalle, in corrispondenza della spalliera di ferro della panchina colpita dal proiettile.