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Giulio percorre le vie di Firenze con il suo "gioco segreto". Col suo regalo stretto sotto il braccio, Giulio riprese la via di casa. Abitava a piazza del Carmine e aveva da camminare almeno un buon quarto d'ora. Come al solito, passeggiando tra la gente, ebbe la certezza di passare assolutamente inosservato, di avere la facoltà di scivolare tra le ombre sul marciapiede, o tra le gambe della folla, senza che gli altri si accorgessero di lui. Deve essere per la velocità, si diceva anche quella sera. Io sono appena appena più lento di tutti gli altri e allora loro mi passano avanti, sono prima di me, come se venissero prima di me. E allora si può dire che loro sono già nel futuro, o nel passato, mentre io cammino nel presente e quindi non mi vedono più. Ad ogni modo, quale che fosse la ragione, Giulio sapeva di muoversi veramente a un ritmo più lento degli altri, e il fatto di muoversi con calma in mezzo al caos e alla frenesia lo faceva sentire ancora più solo e diverso da tutti gli altri.