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Gino Daniele, con una prosa asciutta e allo stesso tempo ricca di pathos, ripercorre la propria scioccante esperienza vissuta durante la seconda guerra mondiale all'interno dei campi di concentramento russi, i tristemente famosi "gulag". Dal campo di prima accoglienza "n. 56/6" ai vari trasferimenti, fino alla definitiva destinazione nella Repubblica Usbeka nei pressi della cittadina Bigovathe, il lettore rivive così le tappe di un calvario che per molti nostri giovani connazionali ebbe una drammatica fine e al quale il nostro riuscì invece a sopravvivere grazie alla forza di volontà e allo spirito di adattamento alle impossibili condizioni di vita, fino al tanto sperato rientro in patria, dopo 4 anni di atroci sofferenze. Un diario che è anche un monito per le nuove generazioni, affinché rinneghino e si oppongano con forza all'ideologia della guerra e alle barbarie che da sempre l'accompagnano.