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Racconti minimalisti, piccoli scorci di vita vissuta, che si muovono al suono di una "ballata folk", diretta da un'orchestra costituita da mendicanti, emigranti, girovaghi, soldati, bellimbusti, preti che intonano una melodia dal ritmo lento e cadenzato, caratteristico dei tempi della vita montanara dell'alta Valle del Taro sull'Appennino parmense, scandendo una canzone fatta di parole spesso dialettali, commistionate a francesismi e americanismi: Novaiorche, foresto, cauboi. È così che il "leone" di Notari, Gigino il matto, l'Aldo, Nina, Gioachino lo scalpellino, insieme a tutti gli altri "eroi" del quotidiano e della semplicità, formano un quadro inedito di un'Italia "periferica", ma ancora ricca di verità e di coraggio.