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Con il d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, per la prima volta, nel nostro ordinamento, si è affermata la responsabilità penale di una persona giuridica in conseguenza di reati commessi, a proprio interesse e vantaggio, da collaboratori e dipendenti. La disposizione consente, infatti, di colpire il patrimonio degli enti, e quindi l'interesse economico dei soci, direttamente, attraverso sanzioni pecuniarie, o indirettamente, tramite, ad esempio, l'interdizione dall'esercizio dell'attività. Solo oggi, tuttavia - a più di dieci anni dalla sua introduzione - si percepisce la reale portata della norma. Solo oggi, infatti, si comprende l'elevato rischio cui espone la mancata adozione di quelle procedure, come il modello di organizzazione, gestione e controllo, capaci di immunizzare l'ente a fronte degli atti puniti dal regime sanzionatorio del decreto. Gli autori, attraverso un quadro chiaro ed esaustivo della normativa vigente, illustrano a imprese e professionisti il modo per interiorizzare il dettato del d.lgs. 231/2001, così che lo stesso sia percepito non come un appesantimento della gestione aziendale, buono a preservare le società da pene interdittive, ma come uno stimolo a introdurre modelli organizzativi che consentano un migliore monitoraggio dei rischi di gestione.