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Fondato nel 1942, il Partito d'Azione si sciolse nell'ottobre 1947; ma la sua storia, per quanto breve, lo vide protagonista di tutte le vicende fondamentali che portarono alla nascita della democrazia: la Resistenza, la fine della dittatura fascista, il referendum in cui vinse la Repubblica, la stesura della Costituzione. Fu un vero e proprio Partito della Resistenza, non solo per l'arco temporale che lo vide operare, ma soprattutto perché non ebbe, in termini di voti e tessere, lo stesso peso che aveva avuto in termini di "fucili" nella lotta armata di liberazione. Segnato dall'impegno antifascista e dalla consapevolezza di rappresentare una minoranza orgogliosamente refrattaria alle suggestioni plebiscitarie del totalitarismo, il Partito d'Azione sembrò, una volta raggiunti gli obiettivi di libertà e democrazia, considerare conclusa la propria missione. Non fu esattamente così: i suoi fermenti ideali non si estinsero di certo nell'immediato dopoguerra e gli esponenti delle varie correnti interne (dalla sinistra socialista guidata da Emilio Lussu a quella riformista e repubblicana di Ugo La Malfa) continuarono a dare il loro contributo, innervando la politica e la cultura del nostro paese. A quarant'anni dalla sua prima edizione, in questo libro fondamentale si ritrova tutto intero e sempre attuale l'interrogativo sull'incapacità dell'Italia di diventare il paese laico e moderno che molti partigiani sognavano e che avevano cercato di costruire prima nella Resistenza, poi proprio nella breve, ma luminosa, parabola del Partito d'Azione.