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Un romanzo di enorme successo nella Russia immediatamente successiva alla Rivoluzione del 1905. Un romanzo scandaloso, accusato di "offesa al pudore" per la strenua rivendicazione del diritto al libero amore e la "non condanna" del suicidio: i due capisaldi della gioventù rivoluzionaria di quegli anni uscita amaramente disillusa dal clima di una Rivoluzione tradita o quanto meno incompleta. Sanin, il protagonista, a differenza del suo tormentato amico Jurij, si proclama "uomo dell'avvenire": egoista, istintivo, libero da preoccupazioni ideologiche e ossessionato dalla sensualità seduce la fidanzata di Jurij (che, appunto si suicida). Sanin (una sorta di principe Stavrogin dei "Demoni" di Dostoevskij più carnale e blasé), scosso nonostante l'atteggiamento cinico e distaccato da quanto avvenuto, fugge. Anzi, meglio, se ne va, si allontana, scompare dileguandosi in un rapporto panico con la natura riscoperta.