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Dove si trova, nel mondo reale, quella sensazione di essere davvero vivi, concentrati e impegnati, che si prova invece quando si gioca? Dove stanno il senso di forza, di tensione eroica verso un obiettivo, di comunità? Se lo chiedono i milioni di giocatori, che dedicano anche decine di ore a settimana a Final Fantasy, World of Warcraft, Halo 3 e Guitar Hero, e per riuscire (o per eccellere) in questi giochi creativi sono disposti a investire grandi energie per capire, scoprire, studiare. Cose che non farebbero mai nella realtà, se non al più di malavoglia e senza alcuna soddisfazione. C'è qualcosa che non va nella realtà, riflette Jane McGonigal: il lavoro in genere non dà soddisfazione, non sa coinvolgere, non offre vere sfide; la vita sociale può essere fonte di depressione (e ne guadagna solo l'industria). Forse sarebbe ora di imparare qualcosa dal mondo dei giochi, da questi mondi virtuali immersivi e prenderne spunto per ridisegnare la realtà. Che cosa succederebbe se usassimo tutto quello che sappiamo sulla progettazione di giochi per migliorare la realtà? Se cominciassimo a vivere le nostre vite reali da giocatori, conducessimo le nostre attività economiche e le nostre comunità come progettisti di giochi e pensassimo alla risoluzione dei problemi del mondo reale come teorici dei videogame? Proposta sconcertante, forse, ma dopo il primo momento di disorientamento - anche molto stimolante: McGonigal ha già dimostrato come possano essere coinvolgenti i giochi.