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A distanza di 11 anni dal primo rilevamento del 2008, UCPI ed EURISPES aggiornano il rapporto sul processo penale attraverso questa nuova ricerca completata un attimo prima che la pandemia da COVID mettesse in ginocchio il pianeta. Rivelando quelle che Luigi Ferrarella ha definito sul «Corriere della Sera» "dinamiche spesso contro intuitive rispetto a credenze comuni", il lavoro offre un quadro preciso di come funzioni il segmento dibattimentale del processo italiano. E se la durata si conferma il problema più acuto, che affatica, fin quasi a soffocarlo, il rito penale, la vulgata popolare (che a determinarla sia l'esercizio emulativo di diritti fondamentali da parte di spregiudicati difensori) si infrange rovinosamente sui dati raccolti in aula, i quali attestano invece disfunzioni del sistema per nulla correlate a interventi difensivi. Ripensare costantemente l'equilibrio tra garanzia ed efficienza è diventato uno dei temi centrali del dibattito sul processo penale, ma per affrontarlo seriamente serve un linguaggio condiviso che muova da premesse obbiettive. Questa ricerca prova a consegnarne alcune al tavolo di un confronto che, va detto, ha riacquistato di recente profonde competenze e sensibilità costituzionale.