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Che accade a una missione di pace a guida italiana investita dalla pandemia? Una missione Nato che a differenza di quelle civili non può prevedere lo smart working e dove si ricorre all'anti Covid fai da te, che non sempre funziona. Una presenza, quella della Kosovo Force, fondamentale per gli equilibri della regione, e che si trova coinvolta anche negli sforzi dei Paesi balcanici di fronteggiare l'emergenza sanitaria. I tormenti del comandante, stretto tra la necessità di ridurre i rischi di contagio rallentando le operazioni e quella di supportare le fragili strutture locali. Prevale la seconda opzione, duty comes first, con tutti i rischi che ciò comporta. La trepidazione delle famiglie in Italia già provate per la loro realtà contingente, ancor più preoccupate per i loro cari in Kosovo che non riusciranno a vedere per un anno intero. In tutto questo si inserisce l'inasprimento di una annosa diatriba tra monaci ortodossi e autorità kosovare, una situazione esplosiva che l'Italia delle feluche e delle stellette riesce a disinnescare in extremis.