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Accostarsi ad un tema così profondamente avvertito nella sensibilità comune sarebbe compito arduo per chiunque ma lo è molto di più per il giurista il quale, dovendo compiere uno sforzo di comprensione appropriato e - soprattutto - completo, ha il dovere di esaminarlo dalla sua scaturigine, senza lasciarsi tentare da una visione meramente tecnicistica del problema. A giudicare dalle conseguenze, sociali e giudiziarie, che l'incremento del contenzioso legato alle attività sanitarie sta producendo, oramai da oltre un trentennio in Italia, s'impone un'analisi del fenomeno che non si arresti all'esame di fattori marginali, ma vada alla radice del tema della responsabilità, la quale implica l'approfondimento di aspetti tipici del rapporto medico-società. Un rapporto divenuto negli anni sempre più complesso e non solo per l'evoluzione stessa del concetto di responsabilità quanto - e di più - per l'evoluzione di uno strisciante conflitto, di natura multifattoriale, fattosi palese nell'ultima parte del secolo appena concluso e tuttora molto attuale. Questo conflitto si è andato in certo senso acuendo con la modernizzazione della società. Fra le professioni di "servizio", infatti, quella del medico è forse la più "sociale", non solo perché si occupa del bene della salute della persona ma anche perché coinvolge istituzioni basilari dell'intera società, dal nucleo familiare, cellula essenziale del tessuto sociale, all'intera comunità. Ora, con questo ampio studio (si tratta di tre volumi, di cui questo è il primo), l'Autore cerca di valorizzare tutti i contributi, dottrinali e giurisprudenziali, che hanno guidato il dibattito fino al momento attuale, attraverso un'evoluzione normativa spesso tormentata e non sempre recettiva di tutte le peculiarità della professione medica. Il titolo della trilogia riguarda essenzialmente il tema più attentamente esaminato, ossia quello delle condotte illecite in medicina, ma con la consapevolezza che il problema, se non inquadrato correttamente nella sua evoluzione storica, sociale e giuridica, non può essere fino in fondo compreso. E, soprattutto, non possono essere comprese le opzioni di fondo del legislatore e le tante rinunzie che la mediazione politica ha nel tempo imposto.