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Sulle Regioni va avanti da tempo un dibattito che vede contrapposti, da un lato, i sostenitori della loro abolizione integrale, e, dall'altro, i fautori di una loro maggiore autonomia funzionale e finanziaria. È una contrapposizione semplicistica, che manca di un presupposto fondamentale: conoscere la macchina amministrativa regionale e il suo rendimento, diversissimo da un capo all'altro dell'Italia. La distanza tra Nord e Sud non è, purtroppo, un luogo comune, così come non lo è quella tra Regioni ricche e povere, con le prime che non sempre, però, sono le più virtuose. Su quelle distanze la differenziazione statutaria vigente tra le Regioni italiane non pare essere decisiva: quelle con Rating qualitativo migliore, infatti, non sono risultate le Province Autonome di Trento e di Bolzano, né la Valle D'Aosta, ma la Lombardia e la Toscana. Per evitare l'ennesimo avvio improvvisato e approssimativo di cambiamento istituzionale, stavolta sulle Regioni, occorre fermarsi e tracciare una loro radiografia completa e comparata, non tanto sulle politiche intraprese, quanto sulla capacità di bilancio, di go-vernance, di gestione del personale, di qualità dei servizi erogati, di integrità degli appalti. È quanto fa questo studio, attraverso il Rating Pubblico della performance, legalità e trasparenza.