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Calabria inizio anni '90, una banda scalcinata di giovani delinquenti decide di mettersi in proprio con estorsioni e minacce sfidando, di fatto, il potere delle 'ndrine: "azioni che non stanno nel credo, senza dare conto, senza badare alla convenienza di ciascuno e di tutti". I primi a farne le spese sono un onesto professionista, un possidente dal dubbio passato e un piccolo imprenditore la cui azienda è il frutto delle sue trascorse fatiche da emigrante. Accade però che in terra di 'ndrangheta, chi subisce un torto, non si rivolga ai carabinieri - buoni solo a fare le multe -, ma agli "uomini di rispetto", nella convinzione che solo questi possano garantire sicurezza, vendicare ingiustizie e lavare le offese. Esplode qui il dramma, segnato dal ritorno sulla scena di un vecchio capobastone e dalla ferocia inesorabile di chi non doveva essere disturbato. Con un incedere carico di tensione e fosche coloriture da tragedia greca, il racconto affonda nel cuore dell'Aspromonte al cospetto di un'umanità in bilico tra mondo arcaico e modernità, dove l'ordine naturale delle cose è governato da regole ancestrali e dove ogni vita ha un prezzo: sempre più alto per sopravvivere e sempre più basso per morire.