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In un continuo confronto con la lezione storicista di Benedetto Croce, viene qui presentata l'opera filosofica e politica di Carlo Antoni. La tesi di fondo è che il linguaggio teoretico del pensatore triestino condiziona le sue scelte politiche. La filosofia di Antoni, infatti, si pone in esplicita contrapposizione al modello "agnostico" del Partito liberale rifondato e presieduto da Croce. Antoni imprime una originale direzione progressiva al liberalismo politico, sebbene inserita - con vistose difficoltà ermeneutiche nelle maglie circolari dello spiritualismo crociano e, per alcuni anni, nello stesso Partito liberale. Il suo ritorno a Kant riabilita l'immagine di un individuo che si storicizza e non si storicizza. Un individuo che si riappropria della sua vocazione giusnaturalistica replicando con robustezza morale alle filosofie dell'"angoscia". La sua Estetica vuole ridimensionare le ferite inferte da un utilitarismo spregiudicato, in nome di un fanciullo artista che, nella sua ingenua verità, si distrae anzitutto dal "Si dice" della folla e insegue la risposta interiore. Prefazione di erge Audier.