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Perché gli intellettuali "critici" hanno denigrato il turismo fino a paragonarlo al terrorismo? Perché le loro categorie di analisi ostacolano la comprensione del terrorismo jihadista? Quali sono i valori liberali della vacanza estiva che i fondamentalisti, non solo religiosi, e i terroristi disprezzano? Perché gli attacchi dell'11 settembre 2001, del 13 novembre 2015 e i molteplici luoghi dell'ospitalità e del tempo libero sono interni alla rivoluzione islamica iniziata con l'ayatollah Khomeini nel 1979 in Iran? Perché i valori liberali del nuovo ceto medio internazionale o delle vite mobili sono il più efficace contrasto al fondamentalismo e al terrorismo jihadista? Verranno dalle sempre più diffuse vite mobili, che viaggiano "tra" le città e "attraverso" le culture, i nuovi leader economici e politici cosmopoliti che sconfiggeranno i nuovi nemici della società aperta? Che cosa possono fare gli imprenditori dei piaceri per supportare le strategie politiche della prioritaria auto-immunità statale? Sul piano comunicativo, è possibile ridurre le asimmetrie informative tra promo-commercializzazione turistica e media eventi topo fobici generati dai jihadisti? Quali linee d'azione, anche commerciali, possono essere intraprese dagli imprenditori dei piaceri e dai politici per spingere gli islamici a riforme interne e a rinnovarsi in funzione degli irrinunciabili valori liberali dell'Occidente? Il libro risponde a queste domande e fornisce diagnosi e possibili soluzioni.