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Ad inizio '900 Giuseppe Musolino era per molti "il re dell'Aspromonte", per pochissimi "l'illustrazione della malavita". Una lunga latitanza e una spietata serie di omicidi gli avevano procurato una notorietà che travalicava i confini italiani. La vicenda non poteva non suscitare la curiosità del giornalista più intrepido dell'epoca, Adolfo Rossi, che nel 1901 si recò in Calabria per gettare luce sui fatti, facendosi largo tra le narrazioni mitiche che accompagnavano le gesta del "brigante". Spostandosi senza sosta, Rossi condusse un'inchiesta accurata e incisiva: un reportage sui primi anni della 'ndrangheta e sulle ragioni del suo successo. Dalle carceri alla lotta politica locale, dal silenzio della popolazione al sostegno dei manutengoli, l'onorata società calabrese lasciava scorgere ovunque la sua inquietante presenza. Il vivido racconto del viaggio di Rossi è un documento storicamente rilevante: una testimonianza del sistema di potere che per anni ha agito indisturbato in Calabria.