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Bledi Terziu, cronista di nera senza più un lavoro, abbandonato dalla compagna, vive da mesi nella solitudine del suo nuovo appartamento al centro di Tirana quando riceve la visita, inaspettata, di una giovane zingara. Offuscato dall'alcol, Bledi tenta maldestramente di possederla ma la ragazza, quasi accidentalmente, muore, precipitandolo in una confusa disperazione. Riavutosi, Bledi cerca di disfarsi del cadavere e di cancellare ogni traccia, convinto che riuscirà a farla franca. Psicologicamente provato, però, in balia di un costante stato febbrile, vede riemergere dal passato, come rigurgiti della coscienza, frammenti della sua miserabile vita. Rivede la Tirana della sua infanzia, angusta e oppressa dal regime; quella corrotta e insensata della transizione; e quella attuale, della società "libera", confusa tra lo scintillio delle luci e gli anfratti bui di continue nefandezze. Senza risparmiare perversità e zone d'ombra Kongoli adotta qui, per la prima volta nei suoi romanzi, una visione beffarda anziché tragica del mondo che descrive. Ne risulta un quadro compassionevole del dolore e dello sconcerto umani, attraverso le vicende di un povero diavolo percosso dai venti della modernità e vittima della propria follia.