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Iniziò il suo apostolato letterario a difesa della Calabria con una novella in ottave, "Berardi o il Re dei boschi". Ma non era nelle sue intenzioni fare opera d'arte. La Calabria era entrata nella storia d'Italia con il profilo del criminale collettivo ed egli intendeva compiere opera di verità storica, mostrando che questa "non è tana di belve come tutti si pensa; che il Calabrese non nasce orsacchino, o tigrotto che sgraffia primamente la mano della levatrice". Ci riuscì pienamente con questa sua novella in versi, "Berardi o il Re dei boschi", esempio mirabile di didascalismo storico, indirizzato "a divulgare in modo gradevole e propedeutico la notizia di certi avvenimenti storici, e principalmente a istruire intorno al costume e al modo di sentire di una particolare età o momento storico" (Benedetto Croce).