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Il volume raccoglie interventi di studiosi di livello internazionale che si sono confrontati sul rapporto tra "Persona e impersonale", così centrale nella filosofia di Simone Weil, ma sinora non adeguatamente approfondito. L'accento sull'impersonale prende le distanze da quegli egocentrismi di tipo idealista, personalista, esistenzialista, nietzschiano, nichilista, che distorcono la visione della realtà e impediscono di mirare alla verità. L'impersonale è la barriera weiliana contro l'idolatria e svolge un ruolo di disincanto rispetto all'ottimismo delle fedi nei partiti, nella rivoluzione, nel progresso e nella scienza, come pure rispetto a quel cristianesimo ingenuo e confessionale che si contrappone sic et simpliciter all'ateismo illuminista. Grazie all'impersonale il pensiero di Simone, ancora dopo cento anni dalla nascita, si mantiene libero e attento, sempre pronto a riconoscere e accogliere la grazia che viene da "altrove". L'impersonale illumina l'essere stesso come la luce ed è quanto di più impersonalmente personale si possa immaginare. Un pensiero controcorrente quello della Weil, il più delle volte affidato ad aforismi che paiono micce ancora inesplose, dotate di una profonda, irresistibile fecondità per il mondo postmoderno.