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Vilma e István si sposano. Un ordinario matrimonio borghese: lei è una candida e romantica provinciale, lui un solido impiegato cui la vita da scapolo è venuta a noia. La nascita di un figlio sembrerà subito ai due il compimento di un'unione feconda e quieta. Il bimbo si rivelerà invece la fragile e dolente incarnazione di un rapporto logorato da quotidiane incomprensioni, e ancor più da scintillanti e plateali riconciliazioni. Sarà proprio il piccolo István, con la sua improvvisa e oscura malattia, a farsi carico di quell'amore che dapprima ha unito i suoi genitori, e infine li ha ridotti a consegnarlo alle cure di un medico incapace, un allegro e borioso mestierante per cui 'la pratica è tutto'. Kosztolányi scava a colpi brevi, ma fondi e impietosi, il ghiaccio di silenzi e rimorsi che grava sulle vite di Vilma e István, carnefici inconsapevoli del loro unico figlio. Il medico incapace irrompe sulla scena letteraria ungherese nel 1921, e ancora avvince i lettori con la limpida intensità di un classico.