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Ancora un libro sul corpo: perché? Perché al corpo oggi è assegnato un ruolo di primo piano nella scena della cultura, della politica, dei vissuti individuali. Ma questo protagonismo non lo ha reso più trasparente, ossia più comprensibile nel suo significato, anzi. Come accade con le realtà che si osservano da una distanza troppo ravvicinata, il corpo sembra perdere le giuste proporzioni sotto la lente della medicina, che rischia di considerarlo come semplice organismo - corpo fisico - e dell'estetica, che lo guarda come immagine, pura apparenza. Nell'uno e nell'altro caso, il corpo diventa un qualcosa da sottoporre a controllo e da modificare, nel tentativo di sottrarsi ai limiti del corpo paziente, in modo da dilatare infinitamente il desiderio individuale, di salute, di giovinezza, di bellezza, di vita o di morte. Ma la radicale concentrazione sul corpo porta inevitabilmente alla riduzione del mondo, che finisce per circoscriversi alle esigenze e ai vissuti soggettivi del solo corpo: da qui l'impoverimento delle relazioni personali. Occorre pertanto un'etica del corpo per saper accettare quella sua passività non evitabile o, meglio detto, per saper trasformare la passività in pazienza. Solo attraverso la pazienza, si riesce a decifrare il senso della vulnerabilità e addirittura a imparare da essa. Un'etica del corpo diventa pertanto anche una pedagogia del corpo, guida a quella realizzazione di sé inseparabile dalla crescita nella libertà responsabile.