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Questa, che è una delle opere più recenti del grande drammaturgo e scrittore ungherese Miklós Hubay, può essere letta come un romanzo. in quanto ha le qualità per attirare il lettore come lo spettatore. The rest is silence, che prende il titolo dall'ultima battuta del monologo di Amleto, parla della morte di una lingua, una delle decine e decine di lingue "minori" che spariscono ogni giorno nel mondo in seguito ai cataclismi della storia contemporanea. Questo evento ha ispirato a Hubay la storia di una giovane, Aleluja, condannata a morte perché ultima rappresentante del proprio popolo, in dialogo con il suo carceriere che stranamente parla la sua lingua, e con un inesperto gesuita accorso a cogliere dalla bocca di Aleluja le parole del popolo estinto, quelle stesse annotate dai padri missionari nel XVIII secolo. Quale il destino di Aleluja? E quello del suo carceriere? E quello dell'idealista gesuita? I tre destini sono accomunati e diversi, e comunque tutti e tre nell'insieme immagine esemplare del mondo contemporaneo.