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L'attitudine a considerare il "filo storico" dei problemi filosofici costituisce un tratto essenziale della critica jacobiana della "filosofia speculativa". Una critica che, pur collocandosi nella prospettiva radicale e paradossale della "non-filosofia", non rinuncia al lavoro ermeneutico di scomposizione del terreno mediato dalle apparizioni storiche della verità, e si articola proprio come ricognizione dei luoghi di massima emergenza delle implicazioni nichilistiche della metafisica e come tentativo di comprenderne genealogia e destino. Nel confronto con i momenti paradigmatici della storia della filosofia speculativa e con le loro incarnazioni testuali Jacobi sviluppa un metodo ermeneutico capace di liberare la tensione tra ricerca filosofica e analisi storico-filologica, tra ricerca dello spirito di un sistema e attenzione alla lettera del testo, tra ricezione e istanza critica. La "filosofia del non-sapere" altro non è infatti che continua autocomprensione dell'esperienza filosofica, ricerca dei limiti del sapere e rinvio costante all'autentica aspirazione del filosofare: "svelare l'esistenza".