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Jozef Radi rappresenta i poeti albanesi della sua generazione che sono nati e cresciuti nei gulag comunisti, luoghi di terrore e di morte. Una generazione sconvolta dalla follia umana sin dal grembo materno, prima ancora di nascere, senza avere nessuna colpa. "La mia infanzia cammina nella notte, non ci sono strade, né sentieri di luce, La mia infanzia si rispecchia nei giorni uccisi". Così ricorderà il giovane autore la sua adolescenza trascorsa nel Campo di Internamento di Savër, dove ha scritto i primi versi. A Savër, Jozef ha trascorso anche la gioventù lavorando come operaio quasi due decenni nella pianura melmosa dì Tërbuf: "Pianura immensa, piena di catapecchie e di appelli sino al dolore". I versi di Jozef sono carichi di dolore, rabbia e denuncia: "Nessuno conosce la mia verità", grida il poeta. Ma nessuna risposta al suo grido, che durò "mezzo secolo di terrore e di fango". In questa antologia, che comprende testi scelti dalle sue raccolte, non potevano mancare i versi teneri e struggenti che cantano all'amore proibito, al senso dell'esistenza e ai sogni spezzati di una generazione cresciuta nei recinti di filo spinato.