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Non sono più terre vergini quelle che ospitano la vecchia Monika Kairien. In quello che un tempo era un villaggio, ora domina la solitudine e lo spaesamento. Stando "sulla pietra della soglia" della vecchia casa diroccata ai margini del centro cittadino, "Kairien la nera" è l'unica persona che è rimasta per preservare la memoria del marito e del figlio morto. A seguito delle sofferenze subite durante la dittatura sovietica, con la spoliazione dei beni e delle terre in seguito alla collettivizzazione, per lunghi anni le genti del villaggio lituano si sono assoggettate al miserabile sussidio che proveniva loro dal lavoro nei kolkhoz. Dopo la liberazione la modernità ha cancellato per sempre lo stile di vita contadino, sono arrivate le macchine "rombanti" sulle strade asfaltate di fresco, i rapporti tra gli uomini sono diventati ruvidi, tutti hanno lasciato la terra per trasferirsi verso "l'abitato". La vita sotto l'acero rappresenta una raffinata metafora sulla rapacità degli uomini nelle società moderne. È un romanzo di protesta lirico nel quale, attraverso la voce e i ricordi della protagonista, il passato si confronta con il presente, senza rimpianti elegiaci, ma con la forza persuasiva della memoria.