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I fiammiferi che danno il titolo a questa raccolta non hanno niente di simbolico, non vogliono essere la metafora di qualcos'altro: sono gli elementi essenziali di una costruzione, la nave in miniatura che il padre del poeta compose, pezzo dopo pezzo, con faticosa allegria, una trentina di anni fa. Scrive l'autore: "Anche questo piccolo libro, come l'arte sghemba di mio padre, è il frutto di una lunga pazienza rischiarata dalla memoria. Ogni poesia è il paragrafo di un racconto che procede per frammenti, strofe più distese, ingrandimenti e lampi ai limiti della boutade. Tutto ciò che nel libro sembra autobiografico, lo è per davvero o finge di esserlo. I nomi di fantasia nascondono, quasi tutti, volti e vite reali: mio padre, mia madre, Ida, Pirra e un paio di nemici immaginari. Ma non si tratta di un libro-confessione". Parole e poesie che in fondo, piace pensarlo, somigliano davvero ai fiammiferi: con i fiammiferi si possono accendere fornelli, appiccare incendi e costruire navi. Con le parole si possono salutare gli amici, compilare i moduli delle tasse e... costruire navi.