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"Il manuale del recupero del Sulcis e dell'Iglesiente, l'edilizia diffusa e i paesi", riguarda quei territori del sud ovest della Sardegna caratterizzati da una cultura insediativa del tutto peculiare: l'habitat minerario per eccellenza, che si è intrecciato da un lato con uno stratificato sistema di centri di fondazione (il più antico dei quali è proprio Iglesias, il più recente Carbonia) dall'altro con l'insediamento sparso. Il patrimonio di cui il manuale si occupa è dunque prevalentemente un'edilizia relativamente "giovane" pur se costruttivamente pre moderna, i cui primi esemplari risalgono al '700, cioè al periodo nel quale famiglie di pastori e contadini iniziano a stanziarsi nell'area, dando vita a nuclei di case sparse che colonizzeranno in un secolo tutta la regione storica del Sulcis. Si tratta di un'architettura arcaica, elementare, ma di grande suggestione paesaggistica, per la sua immutata capacità di costruire strutture abitative aderenti al terreno e perfettamente integrate nel sistema dei chiusi, dei percorsi murati, del reticolo idrografico e nell'insieme del paesaggio agrario. Il tipo abitativo è fondato su un nucleo murario a cellule, ripetuto e aggregato secondo schemi elementari di addizione e giustapposizione, e costruito quasi indifferentemente con la pietra naturale reperita sul luogo o con i mattoni di terra cruda.