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Il volume analizza le concessioni demaniali marittime, verso le quali emerge un atteggiamento di resistenza dell'ordinamento giuridico italiano rispetto al diritto europeo. In particolare, esso, da una parte, esprime un'evidente contrapposizione alla c.d. direttiva Bolkestein, ma dall'altra, anche l'oggettiva incapacità di regolare la materia in armonia e in attuazione dei principi costituzionali, della giurisprudenza, ed in senso più ampio, della forma di stato democratico-sociale. Ne deriva un modello incerto e disomogeneo di regole, intrappolato tra posizioni di rendita - che si caratterizzano per la proroga delle concessioni ad libitum e che tendono a trasformare il regime concessorio in un diritto di proprietà del concessionario - e "spinte" fortemente mercantili dell'Unione europea.