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Il volume, frutto di una trentennale esperienza dell'autore in varie magistrature, si caratterizza per un aggiornato e non convenzionale studio dei lineamenti fondamentali del sistema istituzionale italiano e dei suoi problemi, prepotentemente emersi durante la gestione dell'emergenza sanitaria, sociale ed economica conseguente all'epidemia di coronavirus che ha caratterizzato l'intero 2020. La principale causa delle criticità che connotano e condizionano il funzionamento delle istituzioni e dell'amministrazione nel nostro Paese viene individuata nella eccessiva ed artificiosa dispersione di numerose competenze e funzioni pubbliche, aggravatasi dopo la riforma del titolo V della Costituzione, esito di una esasperata logica autonomistica affermatasi negli anni Novanta del secolo scorso non solo a livello territoriale ma anche funzionale. Ne consegue una severa analisi del sistema politico-amministrativo italiano, prigioniero di troppi particolarismi che lo condannano all'immobilismo e soffocano l'interesse pubblico generale, favorendo nel contempo il formarsi di nuove «signorie» a tal punto da rendere configurabile una vera e propria «Questione istituzionale». Il tutto accade nel mentre l'Unione Europea chiede garanzie sulla funzionalità ed affidabilità degli apparati pubblici italiani per concedere i finanziamenti previsti dal c.d. «Recovery fund». L'intento perseguito è quello di offrire non solo ai politici ed ai giuristi ma soprattutto ad un'ampia platea di lettori, verosimilmente disinformata e poco attenta alle vicende della «res publica», una bussola per orientarsi nella comprensione dell'evoluzione del nostro sistema istituzionale, dei suoi mali e dei possibili rimedi nella convinzione che, per una sorta di «eterogenesi dei fini», oltre venti anni di riforme, lungi dal «semplificare», hanno finito per appesantire il funzionamento delle Istituzioni pubbliche del nostro Paese, rafforzandone i deteriori aspetti burocratici ed un reticolo di privilegi non più tollerabili dalla collettività nazionale.