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I ruoli della donna sembrerebbero determinati da una forma imposta dalla società, secondo criteri maschili. In questa direzione, i diritti che spettano costitutivamente alle donne, in quanto appartenenti al genere umano, sono considerati da sempre mere concessioni, prodotto di una visione ancora fortemente androcentrica. Va da sé che i diritti umani non sono considerati prerogative di genere, né la loro titolarità è di ordine naturalistico-biologico. In questo volume si analizza la coalescenza tra maschile e femminile che ribalta radicalmente ogni prospettiva discriminante; ogni volta che si attenta al principio femminile, contestualmente si insidia anche quello maschile, e si mette in pericolo l'integrità del concetto di giusto. Interpretare la questione dei diritti delle donne sulla base della differenza fisica, per trarne come conseguenza la disparità giuridica di trattamento, significa negare l'essenza stessa dell'essere umano. Ogni società ha il dovere di garantire alla donna lo stesso principio educativo dell'uomo, in modo che le istituzioni giuridiche valorizzino la specificità di genere.