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L'avvocatura napoletana dell'Ottocento ha rappresentato per il professionismo giuridico italiano un modello forte, duraturo e paradigmatico. Tra Ottocento e Novecento si assiste all'invenzione di un vero e proprio "mito" dell'avvocato partenopeo, che si radicherà solidamente nella tradizione nazionale, conservando nel tempo tutto il fascino carismatico. Intrecciando le fonti archivistiche, legislative, la produzione scientifica e specifica dell'attività pratica, il libro si propone di ricostruire le complesse vicende che segnarono la riformulazione della figura dell'avvocato tra Antico Regime e nascita del Regno d'Italia. Lo scetticismo che sul finire del Settecento incombeva sul lavoro degli avvocati e dei procuratori della capitale del Mezzogiorno, fu presto smentito da un rinnovato impegno civile e sociale del foro cittadino. L'esercizio della difesa divenne un'arma molto potente per diffondere ed educare le popolazioni meridionali ai valori costituzionali e statali, trasformando così la professione forense da attività privata in vero e proprio ufficio di interesse generale.