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Alla Russia si è sempre guardato attraverso lenti mitologiche. Prima il Leviatano comunista, poi la democratizzazione, infine il riflusso autoritario che ci riporta all'immagine di uno stato forte e centralizzato. Questo libro esplora invece la storica debolezza dello stato in Russia in due giunture chiave: il rapporto tra il centro e le periferie e tra potere politico e potere economico. Suo oggetto principale sono le elite locali del potere che già in epoca sovietica facevano perno sui manager dell'industria di stato e sui quadri locali del partito comunista. Esse controllavano intere città e regioni del paese come propri "domini feudali" rappresentando la vera spina nel fianco del potere centrale, da Stalin a Gorbachev. Con il crollo dell'URSS tale fenomeno si è accentuato facendo parlare appunto di feudalizzazione del paese e di "cattura dello stato".