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Uno studio sistematico di fonti bibliografiche e archivistiche hanno permesso all'autore di ricostruire alcuni aspetti fondamentali della vita economica della Calabria settecentesca. Ne scaturisce da una parte l'immagine di una terra dotata di abbondanti risorse però male convogliate e prive di efficaci politiche di investimento; dall'altra un territorio inserito nei grandi circuiti commerciali napoletani e internazionali in uno schema di relazioni funzionali alla sopravvivenza di forme feudali d'ancien régime. L'agricoltura era potenzialmente il fulcro dello sviluppo economico, ma per accrescere la produzione calabrese si doveva intervenire sul riassetto e la distribuzione della proprietà fondiaria. Quella della Calabria era invece un'economia all'insegna della precarietà e poteva bastare una congiuntura climatica per metterla in ginocchio. Mentre in altre parti d'Europa cambiava il modo di produrre e di trasformare le materie prime, la regione rimase condizionata da procedure ancorate a vecchi sistemi.