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Il testo proposto appartiene alla seconda parte dell'opera principale di S.A. Kierkegaard, "Enten-Eller", del 1843. Nella prima parte, un giovane uomo tratteggia, in una serie di saggi, la filosofia dell'estetismo, cui aderisce pienamente. In forma epistolare, in risposta a quel giovane amico della finzione letteraria, in questa seconda parte un maturo uomo di legge, sposato da parecchi anni, elabora un appello puntiglioso a favore dell'istituto del matrimonio. Un appello a uso del marito fedele, che è un uomo "vero". L'innamoramento, la passione, le virtù della donna, madre e sposa: attingendo a innumerevoli fonti filosofiche e letterarie, attraverso il suo testo - non sempre di facile lettura - Kierkegaard accompagna il lettore in una quanto mai argomentata riflessione sulla felicità del matrimonio, di cui si propone tenacemente di mostrare la validità estetica. Una felicità cui egli, però, nella vita, decise di rinunciare.