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«È singolare come i vocaboli acquistino nel tempo sapori diversi dall'etimo che li origina e come lo stesso suono delle parole introduca variazioni alle immagini che vi si associano... Clivio è oggi un vocabolo colto e ricercato e tuttavia nell'immaginario contemporaneo diventa il dolce pendio della nostalgia fra il grigio argenteo dei salici e il suono delle arpe di verdiana memoria... Al contrario, in Dante, il clivo evoca un'immagine di positiva appagante serenità che sottende la presenza e la compenetrazione fra Dio e il Creato... Ce lo ricorda in questo saggio, Giulio Gino Rizzo, che ci guida nel riannodare le fila del percorso del sapere e ci invita a ripercorrere il senso e la via della bellezza di un'immagine quasi perduta che si condensa, quasi nascondendosi, in una parola: una parola, usata una sola volta da Dante nella Commedia, perché rivolta e riferita al Creatore... L'autore - artista che si cela sotto lo pseudonimo di Giulio Repulino - ci regala, infatti, tre sue opere inedite riferite alle tre cantiche divine che ripropongono, nella gradazione delle densità cromatiche e nella ricerca della fluida mobilità dell'immagine, il tema dell'ascesa, della liberazione dalla materia e della conquista dell'immensità celeste in cui tutto è lieve, soave, acquietante e appagante. Un dono colto e raffinato che introduce al grande campo dell'illustrazione della Divina Commedia, cui ogni epoca ha dato un suo specifico contributo, e che Rizzo, in questa sua lettura morfologica, non solo non ha ignorato, ma ha affrontato con una straordinaria capacità di sintesi in cui emergono la sensibilità dell'artista e il rigore appassionato dello studioso." (dall'introduzione di Mariella Zoppi)