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"Pochi km a sud di Caltagirone si appoggia e si apre in questi colli la piccola conca di S. Mauro o S. Moro, larga un buon km, aperta al sole di levante e di meriggio, e cinta alle spalle da alture disposte a teatro, le quali la proteggono efficacemente contro il rigore dei venti settentrionali". Con queste incisive parole Paolo Orsi, il padre dell'archeologia siciliana, introduce il sito archeologico di Monte San Mauro, sede di un modesto villaggio siculo e, in seguito, di una vasta e fiorente città greca, in grado di produrre e acquisire oggetti di elevata fattura in pietra, argilla, metallo e faïence. Il riesame di tutta la documentazione acquisita in poco più di un secolo di ricerche archeologiche, insieme al vaglio dei documenti di archivio, anche inediti, ha consentito all'A. di delineare un quadro esauriente della storia del sito, e di chiarire quei punti rimasti finora poco definiti nella letteratura archeologica. I dati acquisiti permettono di affermare che verso la fine del VII secolo a.C. un gruppo misto di Greci provenienti dalle città fondate sulle coste della Sicilia o direttamente dalla Grecia e, in particolare, dall'Asia Minore si stabilí a Monte San Mauro, con modalità insediative del tutto differenti rispetto all'abitato protostorico preesistente. L'adozione dei nomima chalcidica, le leggi calcidesi, di cui resta un raro e importantissimo documento epigrafico nelle laminette bronzee rinvenute da Paolo Orsi all'interno dell'edificio isolato sulla sommità del colle centrale (il cosiddetto anactoron), rivela che la città era sotto il controllo politico dei Calcidesi e fornisce un valido supporto all'ipotesi dell'identificazione con Euboia, la subcolonia di Leontinoi, distrutta da Gelone di Siracusa intorno al 480 a.C. Significativamente, tale data coincide con la fine della frequentazione di Monte San Mauro riscontrata dagli scavi archeologici. Presentazione di Paola Pelagatti.