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Se nella seconda metà del secolo XIX la ricerca di laboratorio aveva contribuito a fornire al medico nuovi mezzi per migliorare la pratica clinica, il periodo di transizione dal XIX al XX secolo è stato cruciale per cambiare il volto della medicina e fare dell'oncologia una disciplina finalmente basata su modalità terapeutiche realmente efficaci. L'anestesia e l'antisepsi avevano ampliato gli orizzonti della chirurgia, consentendo l'asportazione radicale di processi neoplastici in ogni parte del corpo. La scoperta dei raggi X e del radio aveva fornito una nuova arma contro il cancro - la radioterapia - mentre l'affinamento delle tecniche di laboratorio non tardò a mettere a disposizione agenti ormonali efficaci nella terapia dei tumori ormonodipendenti, eliminando la necessità di ricorrere a interventi con notevole impatto fisico e psichico, quali l'ovariectomia e l'orchiectomia. Queste modalità terapeutiche, insieme alla chemioterapia, hanno ampliato la gamma dei tumori trattabili anche con finalità curative, ma la sorpresa maggiore è derivata dagli straordinari successi dell'immunoterapia del cancro. L'approfondimento delle conoscenze delle interazioni tra ospite e tumore ha permesso di rimuovere i meccanismi inibitori, consentendo alle cellule immunodepresse di espletare in pieno la loro funzione, e di modificare i linfociti T in modo da riconoscere direttamente l'antigene e attivarsi. Ciò ha reso possibile il controllo di neoplasie ancora resistenti ai trattamenti disponibili. Il VII volume di Medicina e Oncologia riporta questi affascinanti progressi con la consueta forma scorrevole, integrata da numerose e vivide illustrazioni.